Piatti a s'antiga: Favata alla Sanlurese

  I piatti a base di legumi sono tradizionali nella cucina sarda. In particolare le fave (Vicia faba) erano l'ingrediente di numerosi piatti sardi, essendo una delle coltivazioni principali nei campi in rotazione col grano; piccole, medie, fresche e secche le fave venivano mangiate intere o ridotte a purea (come nel succu 'e faa), fritte, in umido, lesse. Facevano eccezione all'abitudine di mangiare fave gli intolleranti a questo legume, affetti da favismo, piuttosto numerosi nell'Isola. Per tutto il Medioevo e fino alla prima metà del '900, le fave secche hanno costituito la principale fonte di proteine di molte popolazioni dell'Italia del Sud. 

  Ancora oggi le fave secche sono un alimento importante nella dieta delle popolazioni del Nord Africa, e la “bobba” carlofortina lo conferma. Numerosi i detti popolari e i proverbi sardi aventi come protagonisti le fave, uno su tutti “Genti e genti e fai cun lardu” che significa che le persone dello stesso censo o della stessa età stanno bene tra loro come le fave col lardo, oppure “candu proidi fai cun lardu” che ha lo stesso significato de “alle calende greche”, cioè mai. Una ricetta classica è la favata, ossia fave e lardo, ma sono tradizionali anche le fave con i piedini di maiale, entrambe ricette invernali, prequaresimali, quando i grassi di origine animale si rendevano necessari per combattere il freddo e sostentarsi sufficientemente. Il maiale allevato a livello domestico infatti rappresentava per la famiglia sarda la principale fonte di proteine dell'alimentazione tradizionale. 

  L'uccisione del maiale (su mannale) era un rituale collettivo, in cui nulla era lasciato alcaso e con tecniche di macellazione codificate; innanzitutto nulla del maiale andava perso, a partire dal sangue, che, raccolto, rappresentava l'ingrediente base, insieme ad altri (fra i quali uva passa e altri ingredienti, diversi da località a località, e dal fatto che si volesse fare sanguinaccio salato o dolce), del cosiddetto sanguinaccio (su sàmbene). L'uccisione del maiale da ingrasso avveniva tra gennaio e febbraio, e spesso si faceva coincidere con l'apertura del Carnevale; il giovedì grasso oltre alle zeppole e ai parafrittus si preparavano le fave condite col lardo. A Cagliari la favata (fave secche lessate e condite con aglio, menta, olio e pepe) si chiama ironicamente "pisci a collettu", ossia “pesce col colletto” perché, si dice, i cagliaritani talmente poveri da non potersi permettere l'amato pesce chiamavano così le fave a causa della striscetta nera che ha sulla buccia il legume secco, immaginandolo un pesce elegante insomma, per darsi un tono, col tipico humour cagliaritano. 

  C'è la fama diffusa che i sanluresi, abitanti di una cittadina a una cinquantina di km da Cagliari, siano grandi mangiatori di fave, e c'è più di un proverbio e una storiella che li riguarda, come il modo di dire “Saddoresu pappa faa/ogh' 'e pibara/facc' 'e arra” ossia il sanlurese mangia fave occhi di vipera e faccia di rana. Una delle storie popolari più note narra che una famiglia di contadini, nonni, figli, nipoti, tra cui il nuovo nato di sei mesi, si era riunita per mangiare favette una domenica... ne avevano mangiato così tante che il piccolino, che era stato messo addormentato in una corbula (cesta tipica) perché la madre golosa voleva avere le mani libere per mangiare, era stato sommerso dalle bucce di fave, che avevano invaso il pavimento... dopo molti minuti la madre si era accorta che la corbula col figlio era scomparsa e capendo cos'era successo avevano iniziato a scavare tra le bucce di fave per ritrovare il piccolino, che fortunatamente non si era accorto di nulla e dormiva beato.

  INGREDIENTI · 1 kg di fave secche · 300 gr di cotiche di maiale · 4 pomodori secchi · 2 spicchi d'aglio · la buccia di un'arancia · 2 cucchiai di olio extravergine d'oliva · 1 mazzetto di finocchietto selvatico o bietola selvatica · un cucchiaino di semi di anice · sale q.b. 

  PREPARAZIONE Mettere a mollo le fave dalla sera precedente, indi sciacquarle e in una pentola mettere l'olio, il pomodoro secco tritato, l'aglio, le cotiche e far rosolare a fuoco vivo per 3-4 minuti; aggiungere le fave, l'arancia, il finocchietto e acqua fino a coprirle abbondantemente, salare. Cuocere il tutto per circa un'ora e mezza, servire la favata calda, con fette tostate di pane di Sanluri.

Cronaca

Per l’Inps era cieco. Per i dvd no
Per l’Inps era cieco. Completamente cieco. Lo dicevano i certificati, lo ripeteva l’Ats, lo sostenevano pure i bollettini postali che ogni mese lo premiavano con 1300 euro d’invalidità. Per tredici anni. E però, nella sua casa, i finanzieri ci hanno trovato...

Aou di Sassari: Open Week sulla Salute della Donna
L’Azienda ospedaliero universitaria di Sassari ha aderito anche quest’anno all’(H) Open Week sulla salute della donna, promossa da Fondazione Onda, l’Osservatorio nazionale sulla salute della donna, agli ospedali con il Bollino Rosa con l’obiettivo di promuovere l’informazione, la prevenzione e la cura in una prospettiva di genere. Saranno dedic...

Incidente stradale sulla Statale 128: la tragica scomparsa di Martina Porcu
La comunità di Siurgus Donigala e i territori limitrofi della Trexenta sono stati scossi nella notte tra il 21 e il 22 aprile 2025 da un incidente stradale che ha causato la morte di Martina Porcu, ventenne originaria del paese. La dinamica, ancora in fase di accertamento, vede coinvolta un’automobile di modello Golf guidata da un 25enne di Ortaces...