Sono trascorsi ventotto anni dalla tragica morte di Manuela Murgia, la sedicenne di Cagliari il cui corpo fu ritrovato in fondo a un canyon di Tuvixeddu il 5 febbraio 1995. Nonostante il tempo passato, la vicenda continua a suscitare interrogativi e richieste di giustizia.
Il caso fu segnalato alla polizia il 4 febbraio 1995, quando Manuela scomparve dopo essere uscita di casa. Il suo corpo fu scoperto il giorno successivo in uno dei tanti dirupi dell'area, un ritrovamento che all'epoca turbò profondamente la comunità locale, inclusi gli studenti di un istituto vicino, testimoni del continuo via vai di pattuglie.
Nonostante le indagini iniziali, il caso fu rapidamente archiviato e le circostanze della morte di Manuela rimasero avvolte nel mistero. Gli esami post-mortem rivelarono che la ragazza era caduta da un'altezza superiore ai 30 metri, ma i numerosi segni e graffi sul suo corpo suggerivano scenari diversi da una semplice caduta accidentale.
Di recente, quasi tre decenni dopo, la famiglia di Manuela ha rilanciato un appello per la riapertura delle indagini, sostenuto dal ritrovamento dei fascicoli originali e dei risultati dell'autopsia. L'attenzione si è riaccesa anche grazie a uno striscione appeso sulle recinzioni dell'ex cementificio, con scritto: "Manuela non si è uccisa, è stata assassinata."
Questo rinnovato interesse per il caso ha scatenato un'ondata di speculazioni e la speranza che nuove indagini possano finalmente portare alla luce la verità su cosa accadde realmente quel tragico giorno di febbraio. La comunità e la famiglia di Manuela Murgia attendono ora risposte, sperando che la giustizia possa finalmente fare luce su uno dei misteri più oscuri e dolorosi della loro storia locale.