La crudeltà ha volto umano, e oggi si è mostrata nella campagna di Lu Padru, a Sorso, in tutta la sua miseria. Aron, un cane di un anno, un'anima innocente che non sapeva fare altro che fidarsi e amare, è stato picchiato, umiliato e infine giustiziato con un colpo di arma da fuoco.
Era scomparso il 28 dicembre, e oggi, tra la terra fredda e il silenzio della campagna, è stato ritrovato il suo corpo senza vita. Una scena che non dovrebbe appartenere a nessun luogo, tanto meno a un'isola che si vanta di ospitalità e calore umano.
Aron non disturbava nessuno, dicono i vicini. Era un cane buono, uno di quelli che accoglie con un scodinzolio anche chi non conosce. Eppure, per qualcuno, la sua bontà non è bastata. Qualcuno ha deciso che quella vita andava stroncata, che l'unico linguaggio da usare era quello della violenza.
E lo ha fatto con una determinazione che fa paura, che lascia un vuoto non solo in chi lo conosceva, ma in chiunque abbia ancora un barlume di umanità.
Non è solo l’uccisione di un cane, è un colpo sparato contro tutti noi. È il segno di un degrado morale che ci riguarda, che ci avvolge come una nebbia densa e soffocante. L'ENPA di Sorso ha definito l'episodio "un atto brutale" e ha lanciato un appello affinché chi sa qualcosa parli. Ma sappiamo già come va a finire: omertà, paura, o peggio, indifferenza. Perché qui non si tratta solo di Aron, ma di quello che siamo disposti a tollerare.
Qualcuno dirà che è "solo un cane". Come se la vita avesse un prezzo diverso a seconda di chi la vive. Come se il dolore fosse meno reale solo perché non parla la nostra lingua. Ma guardare negli occhi un cane è come guardare negli occhi l’umanità, e oggi, quegli occhi non ci sono più. Ci resta solo la vergogna di non aver fatto abbastanza.
Chi ha ucciso Aron cammina ancora libero, con le mani sporche di un sangue che non si laverà mai via. Ma Aron non sarà dimenticato. Non è un caso isolato, non è un nome che passerà inosservato tra le statistiche di un mondo che troppo spesso chiude gli occhi. È una vittima, ed è nostro dovere far sì che questa storia non si ripeta.
A Sorso oggi non c’è solo il silenzio della campagna. C’è un urlo muto, un’accusa rivolta a tutti noi. E finché non risponderemo, finché non troveremo il coraggio di guardare in faccia questa barbarie e dire basta, Aron continuerà a guardarci con quegli occhi che non ci meritavamo.