Nelle feste popolari e delle sagre sarde e italiane, un gioco antico di abilità e strategia continua a resistere al tempo: Sa Murra. Con oltre duemila anni di storia, le sue origini risalgono all'epoca romana, quando era conosciuto come Micatio, dal latino "micare digitis", ovvero "segnare con le dita".
Sa Murra è molto più di un semplice passatempo. È un simbolo culturale, soprattutto nelle regioni interne, dove, nei bar e al termine degli spuntini, non è raro assistere a partite accese e vibranti. Il gioco si distingue per la velocità, l'abilità e la musicalità con cui i giocatori annunciano i numeri, creando un ritmo quasi ipnotico. I partecipanti dichiarano un numero inferiore a dieci, e se la somma delle dita mostrate corrisponde al numero annunciato, il giocatore segna un punto.
Le partite, generalmente a due giocatori, sono guidate da "Su Contadori", una figura di arbitro incaricata di mantenere l'ordine e assegnare il punteggio.
Il gioco, noto per la sua natura competitiva e a volte per gli animi che può scaldare, specialmente dopo un bicchiere di troppo, ha una storia complessa. È stato persino dichiarato illegale nel 1931 durante il regime fascista, considerato un gioco d'azzardo e, pertanto, bandito nei luoghi pubblici secondo l'articolo 110 del codice di Pubblica Sicurezza. Tuttavia, la sua pratica è spesso tollerata e, in alcune aree, è celebrata con tornei organizzati sotto l'egida della Federazione del gioco della Murra, segno di una tradizione che non vuole essere dimenticata.
Nonostante le restrizioni legali, Sa Murra vive nelle comunità che ne celebrano il valore culturale e sociale. Si pratica non solo in Sardegna ma anche in altre regioni italiane, come il Friuli, dove la passione per questo gioco trasversale ha creato una sorta di ponte culturale tra nord e sud.
Sa Murra non è solo un gioco; è una parte vitale della storia culturale italiana, un legame con il passato e un esempio vivente di come le tradizioni possano adattarsi e sopravvivere nel tempo. In ogni partita di Murra, risuonano echi di una storia millenaria, un richiamo a raduni comunitari, rivalità amichevoli e serate trascorse insieme, sottolineando l'importanza del gioco come collante sociale e come eredità culturale.
In sintesi, Sa Murra non è solo un passatempo da sagra, ma un pezzo di storia vivente, una pratica che affonda le radici nell'antica Roma e continua a pulsare nel cuore delle comunità che la custodiscono. Murra Bella, quindi, a tutti coloro che perpetuano questa tradizione con orgoglio e spirito di comunità.