Chiudono le ambasciate a Kiev, gli USA approvano l'utilizzo di mine antiuomo - Si salvi chi può

  La situazione in Ucraina si complica ulteriormente, trasformando la capitale Kiev in un teatro di tensione internazionale. Con la chiusura di diverse ambasciate occidentali, cresce il timore di un attacco imminente. Gli Stati Uniti, come spesso accade, prendono l’iniziativa, annunciando la chiusura della loro sede diplomatica a Kiev con un messaggio inquietante: "Possibile attacco aereo significativo". Il comunicato, pubblicato sul sito dell’ambasciata americana, raccomanda ai cittadini di "essere pronti a rifugiarsi immediatamente". 

  Non si tratta di un caso isolato. Anche l'Italia e la Spagna seguono l’esempio americano. La nostra ambasciata rimarrà chiusa al pubblico "per eccesso di cautela", ma sarà comunque operativa. Ai cittadini italiani in Ucraina viene raccomandato di rispettare le misure di sicurezza e di rifugiarsi al primo allarme. Dalla Spagna, la comunicazione è altrettanto netta: "Solo servizi telematici". Anche i cittadini iberici sono invitati a "seguire le raccomandazioni locali e prepararsi all'accesso a un rifugio". Tuttavia, non tutte le ambasciate occidentali condividono questa linea. L’Unione Europea mantiene aperta la delegazione a Kiev, dichiarando che "le misure di sicurezza sono già adatte a un ambiente molto pericoloso". Anche il Regno Unito segue una linea prudente, lasciando l’ambasciata operativa ma con un occhio sempre puntato agli sviluppi sul terreno. Diverso l’approccio della Grecia, che per motivi di sicurezza ha chiuso i suoi uffici a Kiev, unendosi così al blocco di Stati che scelgono la ritirata. Sul campo, la tensione si traduce in cifre spaventose. Secondo l’aeronautica ucraina, nella notte la Russia ha lanciato oltre cento droni e sei missili su 14 regioni del Paese. Le difese aeree ucraine hanno abbattuto la maggior parte degli attacchi, ma il segnale è chiaro: il cielo ucraino rimane tutt’altro che sicuro. A Kiev, l’intelligence militare del Gur accusa Mosca di condurre una guerra psicologica attraverso campagne di disinformazione sui social, diffondendo falsi allarmi di attacchi missilistici. 

  "Il nemico usa la paura come arma, ma non ci piegheremo", dichiarano i servizi ucraini. Nel frattempo, il Pentagono conferma un ulteriore passo verso l’escalation: l’invio di mine antiuomo a Kiev, richieste dall’Ucraina per "rallentare l’avanzata russa". Lloyd Austin, segretario alla Difesa americano, ha spiegato che la decisione è stata presa per soddisfare una richiesta specifica del governo ucraino. "È una buona idea", ha aggiunto, sottolineando la necessità di fornire a Kiev gli strumenti necessari per difendersi. Ma mentre l’Occidente fornisce armi e l’Ucraina tenta di resistere, la Russia sembra puntare anche sulla propaganda e sulla pressione psicologica. Mosca accusa le chiusure delle ambasciate di essere mosse teatrali, volte a creare ulteriore caos. E intanto il presidente Putin prosegue la sua "operazione speciale", con attacchi su larga scala e nessun segnale di apertura al dialogo. Il conflitto in Ucraina, ormai, non si combatte solo con missili e droni, ma anche con strategie che colpiscono direttamente le menti. La chiusura delle ambasciate rappresenta un ulteriore tassello di questa guerra senza regole, dove la sicurezza sembra sempre più un’illusione. La domanda è: quanto durerà ancora questo equilibrio precario?

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