Nell'interstizio tra visibilità e invisibilità, nella tacita zona d'ombra della lingua e delle parole, si fa spazio "From Hell", un insieme visuale che consiste di 22 rappresentazioni, tutte profondamente evocative. Emanando dal cuore di una tragedia intima, la raccolta rappresenta il tentativo dell'artista Valeria Vavoom di decostruire e ridefinire il trauma di una perdita devastante, dando voce al silenzio del dolore e alla solitudine.
In questa narrazione, si intrecciano i fili di un Frankenstein contemporaneo, non semplicemente come incarnazione di un esperimento scientifico, ma come metafora dell'alterità. L'alterità di coloro che vengono relegati ai margini, spinti fuori dai riflettori di una società avvinghiata dal mantra del positivismo. In un'epoca in cui l'eco persistente dei social media sembra imporre un incessante ottimismo, quelli che portano il fardello del dolore diventano invisibili.
Il protagonista di "From Hell" non è solo un'entità opposta a questa cultura del sempre-positivo; è l'epitome dell'essere fuori norma. Il suo dolore, in luogo di essere accolto, è visto come uno stigma. Diviene così emblema dell'eccezione, dell'errore in un sistema che celebra il successo come unica norma e vede la tristezza come mancanza.
Il lavoro dell'artista va oltre la mera rappresentazione; è una decostruzione dell'ipocrisia intrinseca in un sistema che, mentre esibisce successo e felicità come monete di scambio, aliena e isola coloro che portano il peso dell'angoscia e del lutto. La cultura del sempre-positivo, così pervasiva, ha un costo nascosto: il silenzio che avvolge la tragedia.
"From Hell", dunque, non è semplicemente un'espressione visuale; è un atto di resistenza, un richiamo a riconoscere e a dare voce a coloro la cui esistenza è sovente negata dalla cultura dominante.