Continua l'affaire scuola elementare di via Stoccolma a Cagliari. Questa mattina un'immagine ha colpito profondamente. Un piccolo gruppo di bambini delle elementari, con gli occhi pieni di speranza e accompagnati dai loro genitori, si è presentato davanti al cancello della scuola, aspettandosi di iniziare una nuova giornata di apprendimento. Tuttavia, il cancello si è chiuso davanti ai loro occhi, riflettendo un'immagine che si è ripetuta anche al cuore di Genneruxi, all'ingresso dell'istituto comprensivo.
Una scena desolante all'ingresso dell'istituto comprensivo con protagoniste alcune madri impulsive e una burocrazia inefficiente. Nonostante le famiglie fossero consapevoli dell'esplicita interdizione di accesso al cantiere della scuola, la loro sfrenata determinazione le ha spinte a sfidare le regole in un tentativo, francamente imprudente, di garantire l'istruzione ai propri figli.
La scuola, recentemente al centro di polemiche, era stata chiusa in seguito a controversie che avevano persino portato alla proposta di montare delle tende della Protezione Civile.
E, sebbene le madri rivendichino la presenza di otto aule libere nel plesso vicino, come affermato da Massimiliano Barbaro, rappresentante della III B, la realtà rimane che sono state violate delle norme chiare. "Non si possono deludere i bambini", ha spiegato Barbaro, proponendo un sistema di ingressi a rotazione. Ma, alla fine, la legge ha prevalso, e alle 8:30, le speranze di questi genitori sono state chiuse insieme al cancello elettrico.
Marcella Vacca, la dirigente, ha reso noto che le lezioni sono sospese "sine die". Ma, ci chiediamo, perché le istituzioni hanno lasciato che la situazione arrivasse a questo punto? Perché i bambini devono pagare il prezzo dell'inefficienza burocratica e della negligenza dei genitori?
È emerso un dettaglio sconcertante: un carteggio datato 25 agosto tra la scuola e il comune parlava di prefabbricati.
Questo solleva una questione legittima: "Perché non siamo stati avvertiti subito?", come ha giustamente chiesto il rappresentante di classe Barbaro. Al culmine della tensione, una madre ha persino chiamato i carabinieri, affermando: "La scuola è un diritto". Non si può negare che l'istruzione sia un diritto, ma le leggi e le procedure esistono per una ragione.
In sintesi, la giornata di oggi ha messo in luce l'incapacità delle istituzioni di comunicare efficacemente e di agire in tempo, unita all'irresponsabilità di alcune madri. I veri perdenti? I bambini innocenti, che sono stati trascinati in questa caotica situazione.