Quartu S. Elena, riscontrati abusi edilizi sul litorale di Is Canaleddus: accesso al mare negato e opere senza autorizzazione

Era partita come una semplice verifica sul diritto di libero accesso pedonale al mare, ma ha portato alla luce ben più gravi irregolarità urbanistiche. Sul litorale di Is Canaleddus, nel territorio comunale di Quartu S. Elena (CA), sono stati accertati abusi edilizi in seguito a controlli ambientali richiesti dal Gruppo d’Intervento Giuridico (GrIG) con un’istanza presentata in data 11 febbraio 2025.

I controlli, condotti dalla Polizia Locale e dai Servizi tecnici comunali, hanno confermato l’esistenza di opere realizzate senza alcuna autorizzazione edilizia né paesaggistica. Lo ha comunicato ufficialmente il Settore Pianificazione – Paesaggio del Comune di Quartu S. Elena con la nota prot. n. 27607 del 19 marzo 2025, nella quale si precisa che “non ha agli atti alcun provvedimento inerente all’installazione e alla realizzazione dei manufatti, depositi, o altra opera”.

Ulteriori conferme sono arrivate dalla Polizia Locale, che con nota prot. n. 29045 del 23 marzo 2025 ha reso noto che “il Nucleo Vigilanza Edilizia della Polizia Locale, in data 8 febbraio 2024, congiuntamente ai tecnici del Settore Edilizia Privata, ha effettuato un sopralluogo di carattere urbanistico – edilizio nel sito in oggetto”. Dagli accertamenti sono emerse irregolarità, la cui natura penale è stata comunicata all’Autorità Giudiziaria, mentre le violazioni di carattere amministrativo sono state trasmesse al Settore Edilizia Privata del Comune.

Anche la Soprintendenza per Archeologia, Belle Arti e Paesaggio di Cagliari, con nota prot. n. 3674 del 27 febbraio 2025, ha confermato l’assenza di richieste di autorizzazione paesaggistica per le opere presenti nell’area.

Il caso evidenzia una duplice violazione: da un lato, l’occupazione abusiva del suolo e la realizzazione di opere non autorizzate; dall’altro, il tentativo di impedire l’accesso pedonale alla battigia, in violazione dell’art. 822 del Codice Civile e dell’art. 28 del Codice della Navigazione, secondo cui il demanio marittimo è pubblico e il suo accesso deve essere garantito a tutti.

La normativa nazionale è chiara. L’art. 1, comma 251, della legge n. 296/2006 stabilisce l’obbligo, per i titolari delle concessioni demaniali, di consentire il libero e gratuito accesso pedonale alla battigia anche ai fini della balneazione. Il comma 254 della stessa legge impone alle Regioni, nella redazione dei piani di utilizzazione delle aree del demanio marittimo, di individuare i varchi di accesso e le modalità per garantire il transito pubblico. Tale principio è stato costantemente confermato anche dalla giurisprudenza (Cass. pen., Sez. III, 7 maggio 2020, n. 13925; Cons. Stato, Sez. VI, 10 giugno 2015, n. 2543).

Il Gruppo d’Intervento Giuridico, promotore dell’istanza che ha dato avvio all’intervento delle autorità, auspica ora “un rapido ripristino della legalità ambientale violata”.

Il caso di Is Canaleddus rappresenta l’ennesimo episodio che solleva interrogativi sul controllo del territorio costiero e sulla tutela del demanio marittimo, bene comune che troppo spesso viene sottratto all’uso pubblico per mano di comportamenti privi di autorizzazione e di rispetto delle norme.

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