Dopo giornate di accuse, risposte politiche e appelli alla sospensione del progetto, interviene anche Adriano Grossi (Fratelli d'Italia), ex componente del Cda del Parco di Porto Conte durante l’amministrazione Conoci, in carica insieme a Lina Bardino e sotto la presidenza di Raimondo Tilloca. Lo fa con una lunga e articolata riflessione postata su facebook che punta a difendere l’operato del precedente Consiglio di Amministrazione, rivendicando i risultati ottenuti e contestando le accuse mosse da più fronti politici in merito alla genesi del Campo Boe. Grossi si inserisce in un clima di forte tensione, dove maggioranza e opposizione si rimpallano le responsabilità, mentre sul campo proseguono le operazioni di posizionamento delle boe in tutta la rada di Alghero.
“Sono oramai diverse settimane che tiene banco la realizzazione del campo boe presso la rada di Alghero, un progetto che nasce sotto l'amministrazione di centrodestra e, dopo tutto l'iter burocratico/amministrativo, è giunto oramai al termine”, esordisce Grossi, chiarendo che il progetto non è frutto di un’improvvisazione recente, ma il risultato di un percorso complesso e lungo, sostenuto da motivazioni ambientali.
L’ex membro del CdA ricorda che i finanziamenti ottenuti — pari a 1,7 milioni di euro — avevano come finalità la salvaguardia delle praterie di posidonia e la regolamentazione dell’ancoraggio, al fine di proteggere il fragile ecosistema costiero.
“Nessuna speculazione, quindi, come qualcuno sussurra, anche perché la gestione, a lavori ultimati, sarà oggetto di appalto ad evidenza pubblica”, puntualizza Grossi, smentendo le insinuazioni che parlano di interessi oscuri dietro l’operazione.
Ma è soprattutto sul vuoto politico che Grossi concentra le sue critiche: “Dopo tre anni di assoluto silenzio, da parte di tutta la parte politica e non, si cerca in tutti i modi il o i colpevoli di questo progetto”, scrive, evidenziando come nessuno abbia sollevato obiezioni nemmeno nel momento in cui sarebbe stato possibile farlo.
Grossi ricorda infatti che nel settembre 2024, dopo l’intervento del Servizio V.Inc.A. della Regione, il progetto venne rimodulato, con una riduzione del numero delle boe e l’introduzione di prescrizioni ambientali. In quell’occasione la Regione riaprì per 30 giorni i termini per presentare osservazioni, ma, sottolinea l’ex amministratore, “nessuna parte politica si mosse”.
Secondo Grossi, è dunque paradossale che oggi si cerchino capri espiatori, quando nessuno ha agito quando avrebbe potuto e dovuto farlo.
E lo dice con toni amari ma decisi: “Oggi si cercano i ‘colpevoli’ che sono da ricercare, secondo qualcuno, nel vecchio CDA. Chissà poi di cosa ci si rimprovera: forse per aver lavorato gratuitamente per oltre quattro anni?”
A supporto della propria difesa, Grossi elenca una serie di interventi realizzati durante il suo mandato e che, secondo lui, costituiscono un patrimonio concreto per il territorio:
- La riapertura della Grotta Verde, ormai prossima;
- La messa in sicurezza delle falesie di Punta Giglio e il riordino del comprensorio;
- L’ampliamento del moletto ex Dogana con sette boe posizionate;
- Il recupero dell’immobile di Porto Ferro, destinato a diventare un centro di educazione ambientale;
- La fitodepurazione del depuratore di Santa Maria La Palma;
- La pista ciclabile tra via XXIV Maggio e viale Burruni;
- E numerosi altri interventi “minori” che, a detta sua, hanno lasciato un’impronta visibile sul territorio.
“Ecco, io/noi siamo colpevoli di tutto questo”, conclude con sarcasmo Grossi, rigettando al mittente le accuse e sottolineando l’assurdità, a suo giudizio, del processo di delegittimazione in atto.
L’intervento di Adriano Grossi è anche una critica implicita a chi oggi – maggioranza o opposizione – cerca di rinegoziare il passato politico e amministrativo. In un clima di accuse generalizzate e di memoria selettiva, l’ex componente del CdA del Parco rivendica la coerenza del lavoro svolto e invita tutti a non riscrivere la storia per convenienza politica.
Nel pieno della battaglia politica sul campo boe, le sue parole sono un invito a riconoscere la complessità delle scelte amministrative, lontano dai riflessi di pancia e dalle polemiche da social.