In Sardegna il Carnevale non è una semplice festa, ma un rito che affonda le sue radici nei secoli, intrecciando folklore, storia e cultura popolare. Nel 2025, l’Isola si trasforma in un mosaico di celebrazioni, con oltre 74 eventi distribuiti in 70 comuni, dal 1° febbraio al 26 marzo. Un calendario fitto che, oltre a preservare l’identità culturale, si propone come leva per il turismo in bassa stagione.
L’assessore al Turismo, Franco Cuccureddu, ha parlato di un “cambio di paradigma”, evidenziando come la valorizzazione delle tradizioni carnevalesche possa generare un indotto economico significativo. Con un finanziamento di oltre 20 milioni di euro attraverso la legge regionale 7, la Regione punta a consolidare la Sardegna tra le mete più ambite anche nei mesi invernali, attraverso un'offerta culturale che si affianca ad altri eventi di rilievo, come la Settimana Santa.
Maschere e rituali: l’anima del Carnevale sardo
Il Carnevale sardo è un viaggio nelle radici più arcaiche della cultura isolana. Non è solo festa, ma rito: un momento in cui il sacro e il profano si intrecciano in un codice simbolico che richiama il rapporto tra uomo e natura, tra vita e morte, tra fertilità e rinnovamento.
Tra le manifestazioni più iconiche, spiccano:
Mamoiada e le sue maschere ancestrali: il 2 e il 4 marzo le strade del paese saranno percorse dai Mamuthones e Issohadores, figure dal forte valore simbolico. I Mamuthones, con le loro maschere nere e i pesanti campanacci, rievocano il ciclo della natura e la sottomissione delle forze selvagge, mentre gli Issohadores, con i loro cappucci rossi e le funi, “catturano” gli spettatori, in un antico rituale di selezione e fortuna.
Sa Sartiglia di Oristano: tra il 2 e il 4 marzo, la storica giostra equestre vedrà i cavalieri mascherati lanciarsi al galoppo per infilzare con la spada una stella sospesa. Un’antica prova di destrezza che affonda le sue radici nella cavalleria medievale.
Sa Carrela ‘e Nanti di Santu Lussurgiu: una corsa a rotta di collo lungo le viuzze strette del paese, dove i cavalieri si sfidano in un’esibizione di abilità e coraggio. Un rito di passaggio che trasforma il cavaliere in protagonista di un’antica narrazione comunitaria.
Lu Carrasciali Timpiesu di Tempio Pausania: un carnevale più vicino alla tradizione allegorica italiana, ma con un forte legame con la cultura locale. La settimana di festeggiamenti culmina nel rogo del fantoccio di Re Giorgio, simbolo della fine dell’inverno e del rinnovamento.
Carnevale e turismo: una strategia per l’Isola
Dietro le maschere e le danze si cela una strategia turistica ben precisa. Il Carnevale sardo non è solo un evento folkloristico, ma un prodotto culturale capace di attrarre visitatori in un periodo tradizionalmente meno frequentato. L’investimento della Regione punta a consolidare questo patrimonio immateriale come leva economica, sfruttando l’autenticità di feste che, a differenza di molti eventi turistici, non hanno bisogno di essere costruite artificialmente: il Carnevale in Sardegna è vivo, perché è parte della sua gente.
Il calendario si chiuderà il 26 marzo con Su Garraxeri a Sestu, un evento che segna il passaggio definitivo alla primavera. Fino ad allora, l’Isola continuerà a pulsare al ritmo di un Carnevale che è molto più di una festa: è un viaggio nelle viscere della sua storia.