Sbarchi, ONG e rifugiati: la farsa politica di chi non vuole soluzioni reali

  Gli sbarchi sulle coste italiane sono iniziati ad aumentare verso la metà del decennio passato, durante il 2014 e il 2015. Non a caso, anni a cavallo di due avvenimenti che hanno fortemente destabilizzato le aree al di là del Mediterraneo: le Primavere arabe, soprattutto nel Nord Africa, e la guerra civile in Siria. Poi i volumi sono diminuiti, per ritornare ad aumentare nel 2023. Ironia della sorte, proprio nel primo anno del governo di centrodestra, i cui maggiori esponenti, Giorgia Meloni e Matteo Salvini, hanno per anni investito il loro capitale e la loro fortuna elettorale quasi esclusivamente sul tema dell’immigrazione, sul tema del controllo degli sbarchi e, ricordiamolo, sulla lotta alle ONG. E allora parliamone: degli sbarchi e delle ONG.

  Di tutti gli arrivi via mare solo una piccolissima parte, solo il 10%, avviene tramite l’intermediazione delle ONG. E di cosa si occupa la nostra politica? Di cosa si occupano quelli che vogliono fermare gli sbarchi? Di cosa parlano quasi esclusivamente? Di questi arrivi qui. Anche questo è segno del fatto che l’idea di affrontare il problema e risolverlo non passa nemmeno per l’anticamera del cervello della nostra classe politica. Infatti centrodestra, Salvini, Meloni, nonché i 5 Stelle per anni hanno parlato dell’immigrazione puntando tutta l’attenzione sugli sbarchi e sulle ONG. “ONG taxi del Mediterraneo” per citare il defunto refrain di Luigi Di Maio, le invettive contro le ONG di Salvini, di Meloni, il loro sbraitare contro gli sbarchi. Mettiamo le cose in prospettiva: dei migranti che arrivano in Italia solo il 15% arriva tramite sbarchi. Quindi quando parliamo di sbarchi parliamo solo di 15 persone su 100. E di queste 15 persone solo il 10% arriva con le ONG. Arrotondando possiamo dire due persone su 15. 

  Quindi parlare di sbarchi significa parlare solo di 15 immigrati ogni 100, e parlare di ONG significa parlare solo di due immigrati, a voler essere generosi, su 100. Anche questo è un esempio del pressappochismo con cui, come Paese, affrontiamo questo tema. Pensiamola come vogliamo politicamente, ma almeno non siamo stupidi: se chi ci dice che l’immigrazione è un problema parte poi dalle ONG per risolverlo, ci sta prendendo in giro. Ci sta prendendo in giro. Questi dati ridimensionano anche la retorica di Salvini relativa al processo che sta subendo per aver tenuto al largo per giorni una ONG che trasportava immigrati, con la complicità - ricordiamolo - del presidente del Consiglio di allora, Giuseppe Conte. “Oggi sono a processo e rischio il carcere perché in Parlamento la sinistra ha deciso che difendere i confini italiani è un reato.” Difendere i confini restringendo, se va bene, due persone su 100. E gli altri 98? Facciamo finta che non esistano? Salvini fa finta che non esistano ed è questo il livello cui ci siamo abituati negli ultimi anni, confermando il fatto che l’immigrazione è il problema di cui parliamo di più ma anche quello di cui sappiamo di meno. Prossimo punto: i richiedenti asilo. 

  Anche qui iniziamo con un dato di fatto: l’Italia non accoglie più richiedenti asilo degli altri Paesi in Europa, anzi non siamo neanche tra i primi in relazione alla popolazione. Germania, Francia, Austria, Svezia hanno accolto molto di più negli ultimi anni. Però qualcuno potrebbe dire che questo non c’entra e che noi comunque vogliamo accogliere di meno, senza preoccuparci di quello che hanno fatto gli altri. E ci sta, è un ragionamento logico da fare, ma questo dato deve almeno farci riflettere sull’impressione che abbiamo dato agli altri Paesi negli ultimi anni, quando dicevamo che l’Europa ci lascia soli, che la Germania e la Francia non ci aiutano, mentre erano i soli due Paesi che prendevano richiedenti asilo dall’Italia, con numeri ben più alti dei nostri. Che livello di credibilità vogliamo avere quando lasciamo la nostra classe politica comportarsi in questo modo? “Eh, ma molti richiedenti asilo in realtà sono falsi rifugiati perché mentono sulla loro provenienza.” Diciamo pure che qualcuno riesca a ingannare le persone il cui lavoro è proprio quello di controllare il background dei richiedenti asilo. Diciamo pure che ci siano dei casi di falsi richiedenti asilo che riescono ad aggirare il sistema dell’accoglienza. Ma è questo un trend? Basta fare un piccolo ragionamento per capire che non lo è, e basta vedere i numeri. Il numero di richiedenti asilo per Paese nel corso degli anni rispecchia la situazione che vivono i Paesi di partenza. I siriani, per esempio, sono arrivati principalmente nel 2014 e nel 2015, gli anni più atroci della guerra in Siria, quando molti Paesi in Europa, soprattutto Germania e Svezia, hanno aperto le porte. Gli afghani invece sono arrivati dopo la riconquista del potere da parte dei talebani. 

  Crediamo veramente che un indiano, per esempio, possa spacciarsi per siriano, per afghano, senza che chi debba controllare se ne accorga? No. Perché è questo quello che dovrebbe succedere se volessimo credere che molti rifugiati siano migranti economici sotto copertura. È una cosa che non ha senso. Inoltre, contrariamente a quello che si pensa, non è così facile ottenere lo status di rifugiato. In Italia, in media, solo il 6% delle domande viene accolto, mentre nel 91% dei casi la domanda di asilo viene respinta. E ancora, quanti sono i rifugiati in Italia? Sono circa 300 mila, cioè lo 0,5% della popolazione. Di questi, circa il 50%, tra l’altro, sono rifugiati ucraini. Quindi lo stereotipo che abbiamo in mente del rifugiato magari nero, islamico, non bianco, non europeo, è solo lo 0,2% della popolazione. 0,2% della popolazione. Di cosa stiamo parlando? È un’invasione lo 0,2% della popolazione? O è semplicemente un volume che, se affrontato seriamente, da persone mature, può essere gestito abbastanza facilmente? Il problema è che al momento, come tutti gli altri temi relativi all’immigrazione, anche questo è stato politicizzato, è stato ideologizzato e quindi, da una parte, come abbiamo visto, permettiamo alla destra di marciarci sopra, dall’altra la sinistra fa finta di niente, si finge morta ogni volta che si parla di immigrazione, anche quando si parla di temi che varrebbe la pena approfondire, come quello dell’incidenza dei reati degli immigrati. E quindi andiamo al prossimo punto.

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