Piatti a s'antiga: La favata sassarese

  La Favata è un piatto tipico della cucina sarda, la cui origine risale all’arte culinaria povera dell’Isola. Ben distante dagli scritti tipici della letteratura gastronomica, la pietanza si presenta come portata unica, nata per saziare l’appetenza tra le classi sociali meno agiate.

  La composizione semplice e rustica ne determina, però, il gusto tipico della cucina popolare. Una particolarità della favata sarda sta nella circostanza che, alla stregua delle abitudini dei commensali in epoca classica e medioevale nel Logudoro, viene servita tra il mese di gennaio e quello di febbraio in festività, con le parti del maiale sotto sale in aggiunta all’àppara, borragine e finocchietto selvatico. 

  Un piatto dal sapore deciso condito con gli odori inconfondibili della terra sarda. L’ingrediente basilare è rappresentato dalle fave che vanno lasciate in ammollo in acqua tiepida, preferibilmente, per l’intera notte precedente la preparazione della Favata. Per prima cosa lavate accuratamente le fave, poi mettetele in una ciotola capiente e ricopritele abbondantemente di acqua fredda. Tenete le fave secche ammollo per una notte, o comunque per almeno 12 ore. 

  La mattina dopo, o comunque passate le 12 ore circa, buttate l’acqua e trasferite le fave in una pentola capiente con abbondante acqua pulita. Accendete la fiamma e mentre preparate gli altri ingredienti portate a bollore. Tagliate a piccoli pezzi la cotenna, le costine e la pancetta, o la carne che avete a disposizione, sono adatte tutte le parti povere considerate di scarto. Tagliate a pezzetti o a fettine anche la salsiccia secca e tenete tutto da parte. Ingredienti: 250 g fave secche, 200 g cotenna di suino, 200 g pancetta di maiale, 200 g costine di maiale, 100 g salsiccia secca, 500 g verza, 2 spicchi aglio, 4 pomodori secchi. q.b. finocchietto selvatico, q.b. sale, q.b. peperoncino.

Curiosità

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