In Sardegna un racconto popolare ha da sempre intrigato grandi e piccini: la storia di Su Carr'e Nannai. Questa antica leggenda, narrata per generazioni, è nata per spiegare ai bambini il fenomeno naturale dei temporali, trasformando tuoni e fulmini in un evento meno spaventoso e più familiare.
Su Carr'e Nannai, letteralmente "il carro di Nannai", racconta di un vecchio - o forse un dio - che scorrazza per i cieli su un carro carico di massi. Il fragore dei tuoni e il bagliore dei fulmini sono interpretati come il rumore delle pietre che sbattono l'una contro l'altra e le scintille prodotte dal loro scontro. Un racconto che ha il sapore di una fiaba, con radici che potrebbero affondare fino al pantheon mesopotamico, sebbene resti una suggestiva congettura.
In alcuni racconti, Nannai è descritto come un vecchietto bonario, un nonnino alla guida del suo carro, intento a trasportare le sue pietre. Questa interpretazione ha lo scopo di rassicurare i bambini, facendo loro immaginare i tuoni non come un qualcosa di minaccioso, ma come i semplici rumori del carro di un anziano.
Al contrario, altre versioni lo dipingono come un uomo temibile, un monito per i più piccoli affinché non si avventurino fuori durante le tempeste, per timore di essere rapiti da questo misterioso personaggio sul suo carro tonante.
Indipendentemente dalla sua natura, Su Carr'e Nannai rimane un esempio classico di come le culture utilizzino il mito e la leggenda per dare senso ai fenomeni naturali, in particolare in un'epoca in cui la scienza non offriva ancora spiegazioni concrete. In queste storie, l'immaginazione umana trasforma la paura e l'ignoto in narrazioni affascinanti, permettendo ai bambini di affrontare con meno timore i capricci della natura.
Su Carr'e Nannai è dunque più di una semplice leggenda; è una finestra sul modo in cui gli antichi sardi vedevano il mondo, un modo per tramandare da una generazione all'altra la saggezza e le tradizioni di un popolo legato indissolubilmente alla sua terra e ai suoi cieli.